I drammi privati delle star

Dietro la scintillante facciata di Hollywood si celano i grandi drammi di grandi divi. E lo spensierato gossip hollywoodiano si tinge di nero

Nel suo ultimo libro "Lui che ti tradiva" (ed. Mondadori, 2006), Alberto Bevilacqua denuda se stesso, con sofferenza e coraggio, finendo di raccontare a sua madre nel seguito ideale di "Tu che mi ascolti" (ed. Mondadori, 2004) i suoi segreti e i suoi ricordi. Tra questi ricordi ne emerge uno, scioccante: una violenza sessuale subita a sei anni da una donna, una sconosciuta che lo rende da quel momento "un piccolo ossesso, a causa di un atto di pedofilia […]". Una confessione sofferta dopo quasi mezzo secolo di silenzio, che fa emergere un aspetto messo in luce poche volte dai riflettori: la sofferenza dei fortunati, il dramma segreto di chi vive una vita fatta di notorietà e lusso ma che nasconde in se stesso un avvenimento doloroso, un pesante segreto che vuole restare orfano dell’ attenzione del mondo.

Tra le storie di cronaca che coinvolgono l’ apparente inossidabile mondo dello star system, una tra le più sconvolgenti fu quella che vide coinvolti il regista Roman Polanski e sua moglie, l’ attrice Sharon Tate.
Era il 1969 quando un gruppo di seguaci del noto serial killer Charles Manson fece irruzione nella casa del regista, assente: vi trovarono la moglie Sharon in compagnia di alcuni amici, trucidati anch’ essi insieme alla giovane incinta di sette mesi. In seguito a questo assassinio la banda di Manson fu scovata e i membri tutti arrestati. Il regista Polanski visse un incubo per molti anni ancora, a causa delle confusionarie dichiarazioni delle ragazze che avevano ammazzato sua moglie. Per molti anni infatti, non fu mai detto ne’ da Manson ne’ dai suoi seguaci quale fosse il reale motivo del massacro e della morte di una attrice giovane, bella, innocente. Ancora oggi restano forti dubbi sebbene la versione ufficiale sui massacri ordinati da Charles Manson parli di un complotto razzista ordito dallo stesso assassino.
Ancora più indietro nel tempo, un altro incubo veniva vissuto da una giovanissima Audrey Hepburn in una Olanda devastata dal dominio nazista.
Figlia di una baronessa olandese e di un banchiere britannico, la Hepburn ebbe una infanzia gioiosa e fortunata finchè non arrivò anche nei Paesi Bassi lo spettro della Seconda Guerra Mondiale.
Caduto in mano ai nazisti, il Paese si trovò presto in ginocchio e la giovane e sua madre passarono mesi e mesi di stenti, cercando di fuggire ai terribili crimini che venivano compiuti ogni giorno sulle popolazioni e soprattutto, sulle donne.
Braccata dai nazisti, la giovane Hepburn si trovò in fin di vita a causa della fame e del freddo finchè la fine della guerra non salvò la sua vita e quella di milioni di persone. Emigrata in America divenne quasi per caso un’ attrice di fama mondiale, senza dimenticare mai i valori che le nacquero dentro dopo l’ esperienza della guerra. Alla sua morte, nel 1993, dopo decenni di lavoro per l’ UNICEF, suo fratello istituì la Fondazione Audrey Hepburn per favorire la scolarizzazione nei paesi più poveri del mondo.
La Hepburn fu anche testimone dell’intimo dramma vissuto dalla sua migliore amica Capucine, attrice francese divorata dalla depressione, che dopo svariati tentativi di suicidio scampati proprio grazie all’ intervento della Hepburn, riuscì purtroppo nel suo intento gettandosi dall’ ottavo piano dello stabile dove viveva in Svizzera, nel 1990.

Il dramma personale di James "Jim" Belushi invece, riguarda suo fratello John; inseparabili nella vita e sul palcoscenico, i due iniziarono la carriera nel famoso Saturday Night Live dando il via a un sodalizio fatto di dirompente comicità e complicità. Amanti della televisione e del cinema, i due si prestarono a molte pellicole comiche che fecero la loro fortuna. Soprattutto John viene ricordato con l’amico di sempre Dan Aykroyd per il film cult The Blues Brothers (1980, di John Landis) a cui Jim non prese parte. Nel 1982, all’ apice di una carriera che sembra promettere di tutto e di più, John viene trovato morto in una stanza d’ albergo di Los Angeles, non lontano dal mitico Sunset Boulevard. L’ attore sembra morto a causa di una overdose di droga, un mix di cocaina ed eroina iniettato in vena che gli fu fatale. Questa tragedia colpì duramente sia Jim Belushi che l’ amico Dan, causando il loro ritiro dalle scene per molti anni. Più di una volta lo stesso Jim ha dichiarato di non essersi ancora ripreso dalla mancanza del fratello, morto a soli 33 anni in un periodo delle loro vite assolutamente sfolgorante. Solo di recente l’attore è tornato a fare televisione, abbandonando sembra il mondo del cinema.
L’ ultima, drammatica storia riguarda un divo che ha cambiato la storia del cinema e i costumi dell’ America: Marlon Brando, morto nel 2004 a 80 anni.
Capostipite di una famiglia che poteva essere uscita da un film, ribelle sempre e comunque, provocatore e schiavo della fama e dei soldi, visse un’ esistenza sempre al limite, tra matrimoni e divorzi, amanti e figli illegittimi.
Negli ultimi anni della sua vita si rivelò essere l’ombra del grande divo di Bulli e Pupe, Il Padrino e Fronte del Porto: era un vecchio solo e senza soldi, che viveva di una pensione ridicola paragonata ai conti in banca del suo periodo d’ oro; un vecchio padre di famiglia che non ebbe mai quella da lui desiderata ma solo una terribile saga familiare fatta di morte e disperazione.
La sua adorata figlia Cheyenne si suicidò impiccandosi negli anni Novanta, dopo che il suo fratellastro Christian uccise a colpi di pistola il suo amante, il figlio di un funzionario politico polinesiano. Secondo Christian Brando, Cheyenne subiva violenze fisiche e psicologiche dall’ uomo ma in tribunale fu comunque riconosciuto colpevole e condannato a dieci anni di prigione.
Il processo fu un durissimo colpo per Brando e segnò l’ inizio della fine. In precedenza già la sua compagna Pina Pellicier si era uccisa nel 1961 mentre un’ altra, Rita Moreno, ci provò due volte senza riuscirci.
Pochi anni prima di morire, la sua colf messicana lo aveva portato in tribunale chiedendo un risarcimento di cento milioni di dollari. Affermava di essere la madre di tre bambini avuti da Brando e di non vivere sotto il suo stesso tetto in qualità di colf bensì di compagna di vita. Brando non volle mai pagare e finì col portare in tribunale la sua dichiarazione dei redditi che segnalava una pensione mensile di circa seimila dollari. A causa di queste vicissitudini (Brando fu dichiarato nel corso della sua vita padre di altri otto bambini avuti fuori dai vari matrimoni) egli fu costretto a vendere la sua amata isola di Tetiaroa, nella Polinesia. Qui abitano ancora oggi la sua vecchia compagna Tarita, conosciuta e amata sul set del film Gli ammutinati del bounty, da cui ha avuto un figlio, Tehotu, che vive con la madre.
Alla sua morte avvenuta in ospedale a Los Angeles, fu ritrovata nella modestissima casa in cui si era ritirato, una videocassetta testamento. Le sue ultime volontà furono esaudite dall’ amico Jack Nicholson che sparse le sue ceneri proprio sull’ isola di Tetiaroa.

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