Dipendenza affettiva

Donne e uomini che amano troppo: l'amore può così diventare una dipendenza peggiore di droga o alcool. Ma è necessario 'disintossicarsi' per il bene nostro e dell'altro/a

Dipendenza affettiva

La problematica della dipendenza affettiva è abbastanza recente, anche se lo psicanalista Fenichel nel 1945 nel libro Trattato di psicanalisi delle nevrosi e psicosi introduceva il termine amoredipendenti ad indicare persone che necessitano dell’amore come altri necessitano del cibo o della droga. La dipendenza affettiva, a differenza delle altre forme di dipendenza, si sviluppa nei confronti di una persona e ciò la rende più difficile da riconoscere e da contrastare. 

In una relazione, in particolare durante la fase dell’innamoramento, è normale un certo grado di dipendenza, il desiderio di “fondersi coll’altro”, ma questo desiderio “fusionale” con il trascorrere del tempo tende a scemare. Nella dipendenza affettiva, invece, il desiderio “fusionale” perdura inalterato nel tempo ed anzi ci si tende a “fondersi l’uno nell’altro”. La persona dipendente dedica completamente tutto sé stesso all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non il proprio, come dovrebbe essere in una relazione “sana”.

I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell’amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali “vuoti affettivi” dell’infanzia. Il partner assume il ruolo di un salvatore e chi è affetto da dipendenza affettiva non riesce a cogliere ed a beneficiare dell’amore nella sua profondità ed intimità. A causa della paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine, si tende a negare i propri desideri e bisogni, ci si “maschera” replicando antichi copioni passati, gli stessi che hanno ostacolato la propria crescita personale. Proprio per questi motivi spesso la persona dipendente si sceglie partner “problematici”, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, ecc…).

Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perché l’altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un aiuto “malato” in cui si diventa “co-dipendenti”, si rafforza la dipendenza dell’altro, perché possa essere sempre “nostro”. In questi casi la persona non è assolutamente in grado di interrompere una relazione che egli stesso ammette essere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva. Inoltre sviluppa una vera e propria sintomatologia come ansia generalizzata, depressione, insonnia, inappetenza, malinconia, idee ossessive.

Quasi sempre è presente una mancanza di rispetto ed i progetti di vita sono diversi se non opposti, inoltre sono poco presenti momenti di unione profonda e di soddisfazione reciproca. La caratteristica che accomuna tutti i rapporti dei dipendenti da amore è la paura di cambiare. Pieni di timore per ogni cambiamento, essi impediscono lo sviluppo delle capacità individuali e soffocano ogni desiderio e ogni interesse. I dipendenti affettivi sono ossessionati da bisogni irrealizzabili e da aspettative non realistiche. Sono convinti che occupandosi sempre dell’altro la loro relazione diventi più stabile e più duratura. Ma, quasi sempre, le situazioni di delusione e risentimento che si possono verificare li precipitano nella paura che il rapporto non possa essere stabile e duraturo, ed il circolo vizioso riparte, a volte addirittura “amplificato”. 

Gli affetti che comportano paura e dipendenza, tipici della dipendenza affettiva, sono destinati a distruggere l’amore. Chi soffre di tale dipendenza è così attento a non ferire l’altro, da non rendersi conto che in questo modo finisce col ferire gravemente sé stesso. Spesso, anche se non sempre e necessariamente, la persona amata è irraggiungibile per colui o colei che ne dipende. Lo psicanalista Fenichel è del parere che gli amore-dipendenti necessitano enormemente di essere amati nonostante abbiano scarse capacità di amare. Essi elemosinano continuamente dal partner maggiore amore ottenendo, però il risultato opposto. Si legano a persone che considerano non adatti a loro, ma nonostante ciò li renda arrabbiati ed infelici non riescono a liberarsi di quest’ultimi.

La dipendenza affettiva colpisce sopratutto il sesso femminile, in tutte le fasce d’età. Sono donne fragili che, alla continua ricerca di un amore che le gratifichi, si sentono inadeguate. Hanno difficoltà a prendere coscienza di loro stesse e del loro diritto al proprio benessere che non hanno ancora imparato che amarsi è non amare troppo, che amarsi è poter stare in una relazione senza dipendere e senza elemosinare attenzioni e continue richieste di conferme. 

La dipendenza affettiva presenta alcune specifiche caratteristiche:

L’”ebbrezza”

La persona affettivamente dipendente prova una sensazione di ebbrezza dalla relazione dei partner, che gli è indispensabile per stare bene;

La “dose”

Il dipendente affettivo cerca “dosi” sempre maggiori di presenza e di tempo da spendere insieme al partner. La sua mancanza lo getta in uno stato di prostrazione. La persona esiste solo quando c’è l’altro e non basta il suo pensiero a rassicurarlo, ha bisogno di manifestazioni continue e concrete. L’aumento di questa “dose” non di rado esclude la coppia dal resto del mondo.

Bassa autostima

Un basso grado di autostima, seguito da sentimenti di vergogna e di rimorso. In alcuni momenti si è “lucidi” su questo tipo di relazione con l’altro, s’intuisce che la dipendenza è dannosa ed è necessario farne a meno. La consapevolezza di essere dipendenti rafforza il basso livello d’autostima personale e spinge ancora di più verso l’altro che accoglie e perdona, ben felice, talvolta, di possedere. Quindi ogni tentativo di riscatto dalla propria dipendenza muore sul nascere

Paura

La paura ossessiva e fobica di perdere la persona amata, che s’alimenta a dismisura ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce. A volte basta rimanere inaspettatamente soli o non ricevere una telefonata per avere paura di un’ abbandono definitivo.

Il principale sintomo della dipendenza affettiva è proprio la paura: paura di perdere l’amore , paura dell’abbandono e della separazione, paura della solitudine e della distanza, paura di mostrarsi per quello che si è. Oltre alla paura sono presenti il senso di colpa e il senso d’inferiorità nei confronti del partner associati a rancore e rabbia, coinvolgimento totale e vita sociale limitata, infine gelosia e possessività. 

Chi soffre di questa dipendenza non deve esitare a chiedere aiuto ad uno psicologo e psicoterapeuta per andare insieme alla ricerca delle origini di tale atteggiamento e per poter essere finalmente “liberi” nella relazione con l’altro. 

D.ssa Giuliana Apreda 
Psicologa Psicoterapeuta

 

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