Anoressia: una storia vera

Leggiamo una storia vera sull'anoressia che ci ha raccontato una ragazza in una lettera arrivata in redazione

Anoressia: una storia vera

Una testimonianza sull'anoressia da chi l'ha vissuta per anni e non ne è ancora fuori ma sta reagendo e vuole aiutare chi vive nel buio. 

Si parla di disturbi alimentari ma mai come andrebbe fatto. Inizio col dire a tutte le ragazze che soffrono di un disturbo alimentare, o pensano di soffrirne, di chiedere subito aiuto.

E' la miglior cosa da fare per avere una vita vera e credetemi, esistono tantissime associazioni, tantissimi medici, tantissimi centri, tanti volontari.. spesso sono proprio le ragazze uscite da questi disturbi, a voler dare una mano a chi non vede ancora la luce. E ora vorrei raccontarvi la mia storia.. non basterebbero cento di questi articoli per raccontarla tutta, dettagliatamente ma farò del mio meglio..

C'era una volta una ragazzina cicciottella, golosa e sola.. ero io.. facevo le elementari ed ero presa in giro da tutti.. si sa come sono i bambini.. troppo crudeli a volte, per essere considerati bambini. E la storia continuò anche alle medie.. Io passavo gran parte dei miei pomeriggi ad abbuffarmi al Mc per poi tornare a casa e vomitare tutto perchè non riuscivo a digerire tutto ciò che potevo ingerire in 15 minuti di fast-food. Nel frattempo ero circondata da ragazze magre, prime fra tutte le mie compagne di classe che usavano il mio corpo solo per disprezzarlo. Erano le classiche persone che paragonavano il grasso all'insuccesso, il grasso alla trascuratezza, alla stupidità. E così molte altre persone che mi conoscevano e mi dicevano "Hai un bel viso. Mettiti a dieta".

A 12 anni mi portarono da un dietologo che mi diede una dieta fatta solo da prodotti biologici da comprare nel suo negozio.. I miei genitori spesero un sacco di soldi e la dieta la feci per due giorni. Arrivai a pesare circa 80 kg.. un poco meno.. e al mio aumento di peso corrispondeva un desiderio. Un desiderio che esprimevo sempre, persino prima di dormire: essere magra, bella, con degli abiti stupendi, corteggiatissima e piena di amici. Una sera, di fine febbraio, inizio marzo 2001, salii sulla bilancia e scoprii di essere dimagrita moltissimo, ero 64 kg.. ero sicuramente dimagrita dal mio sviluppo, avvenuto nel dicembre 2000.. Quella sera mi vidi magrissima, ero felicissima.. ricordo ancora che iniziai a correre per casa..

Di li, iniziò un periodo bellissimo, mangiavo meno ma tutto.. tutto perchè inconsciamente la dieta non era "una cosa per me", era vista come un tabù. Dire "voglio dimagrire" sarebbe stato dire: "non mi accetto", una spia di disagio che si stava accendendo. Come ripeto, iniziò un periodo bellissimo che si apri con una gita scolastica di 3 giorni. Non so cosa mi successe in quei 3 giorni ma tornai cambiata. A aprile 2001, la mia ex migliore amica mi portò nel suo quartiere, dove si era trasferita da un paio di mesi, e mi fece entrare nella sua nuova comitiva. Non mi sembrava vero.. stavo dimagrendo, avevo tanti amici e mi vedevo carina nonostante avevo un look tremendo (Beh.. cosa dovevo farci? In fondo mi piacevo..) ma volevo dimagrire e volevo riuscirci. Passò così l'estate di quell'anno, un estate fatta di scoperte. Un estate che mi mise faccia a faccia col mondo. Mi sentivo indipendente e grande. Iniziai le superiori al peso di 58 kg. Mangiavo meno, ma come ripeto: mangiavo e desideravo dimagrire sempre di più.

In primo superiore vissi un anno stupendo.. avevo finalmente incontrato delle amiche mature, che non ti giudicavano per l'aspetto ma solo per il bene che potevi dargli, delle amiche VERE che vorrei farvi conoscere. Passò un inverno bellissimo e la mia ossessione per il cibo si stava facendo viva.. ogni volta che mangiavo la merenda a scuola chiedevo se ero ingrassata. Ero combatutta tra i sensi di colpa e non. Arrivò successivamente l'estate 2002 in cui iniziai a mangiare poco, molto poco. Mezzo piatto d'insalata di riso, una fetta di pizza, insomma: quello che i miei cucinavano ma in quantità ridottissime e giustificavo tutto ciò con un semplice: "se non ho fame non posso sentirmi male ingoiando per forza". Forse quel "non avere fame" era solo il mio intenso desiderio di dimagrire. Ad agosto partìì per le vacanze e in 15 giorni persi moltissimo peso, ero iperattiva, di 15 giorni di vacanza ricordo solo km e km percorsi in spiaggia, per strada, in bici. E raggiunsi il mio minimo storico: 42,9 kg.

A settembre la situazione cambiò, arrivai a scuola e tutte le mie amiche erano andate via: chi aveva cambiato scuola, chi aveva smesso e rimasi con la mia migliore amica. Li conobbi "LUI", un tipo che divenne più che un amico e che mi fece dimenticare il cibo. Forse è stato quello il vero periodo bello della mia vita. Poi, pian piano, con "lui", svanì tutto, per una stupida gelosia e per un suo commento che mi disse: "sai che sei ingrassata?", la mattina dopo mi provai un paio di pantaloni che…. NON MI ENTRAVANO e mi pesai.. in quel periodo di felicità presi 10 kg. Fisicamente ero ancora 1 kg sottopeso ed è quello che mi faceva rimanere "VIVA". Decisi di rimettirmi a dieta, questa volta però dicendolo apertamente ai miei genitori. Con "Lui" le cose finirono, ogni kilo che perdevo mi faceva allontanare da lui, dalla scuola, dalle uscite.

E fu così che trascorsi il mio tempo a casa da febbraio a settembre 2003. Andavo a scuola pochissimo, una volta ogni 10 giorni e uscivo anche prima. Era un incubo per me dover andare a scuola, passare una mattinata in preda alla fame mentale, alla disperazione, al calcolo delle calorie automatico.. ero debole. Curavo il mio corpo solo tramite la perdita di peso. Fu proprio in quel periodo che mi accorsi che tutto ciò non aveva una fine. M'illudevo di poter "smettere questa dieta" quando volevo, in qualunque momento.. m'illudevo di poter mangiare una pizza con le amiche.. m'illudevo di tutto e trascorsi l'estate su internet a cercare un aiuto virtuale al mio problema. Mi rispondevano solo che dovevo rivolgermi di persona ad un medico ma… NO. non volevo e non potevo. "non potevi?", direte voi, no.. non potevo perchè non volevo accettare il problema di fronte ai miei genitori.

Tornai a scuola a settembre e trascorsi tutto lo scorso anno scolastico.. sempre nel buio ma avevo soltanto la forza di stare a scuola, ci riuscivo. Lo psicologo scolastico mi convocò e mi disse: "o ti fai curare in un centro specializzato o chiamo i tuoi genitori", rifiutai e lui li obbligò ad andare in terapia, li segnalò ai servizi sociali.. ma io mi rifiutavo, ormai volevo soltanto rimanere in quel guscio. Le mie emozioni passavano solo attraverso il cibo. Quel cibo che tratteneva le emozioni e mi faceva essere una persona insensibile. Poteva anche morire la persona più cara al mondo ma l'importante era LEI, la bilancia. E' brutto a leggere, lo so, ma è questo il disturbo alimentare. La parte più bella di questa storia non c'è.. forse ci sarà ma.. non so cosa dire.. vorrei guarire, allo stesso tempo sto facendo qualcosa, da sola, per gradi e confrontandomi con altre ragazze sono riuscita a trovare e a dar loro le risposte a tante domande.

In questo periodo mi sento meglio.. è vero, la mia alimentazione è cambiata.. è sempre molto squilibrata ma al suo interno è più equilibrata.. non so come farvi capire. Psicologicamente mi sento meglio e lo trasmetto anche agli altri. Ho smesso di rinchiudermi in casa, esco con il cane, con mia madre, con mio padre.. vado a comprare il giornale, vado a scuola a piedi… sono cose che per un periodo ho smesso di fare perchè VIVEVO SEDUTA SU UNA SEDIA A LEGGERE OGNI LIBRO DI CUCINA. Mi sento meglio, ho capito molte cose di me, del mio assoluto senso di perfezione. Ho capito che la perfezione l'ho raggiunta solo in quest'ultimo periodo, sentendomi meglio. E sopratutto ho capito che ci sono mille modi per prendersi cura del proprio corpo, non necessariamente tramite la dieta estrema e l'eccessiva preoccupazione per le forme corporee. Ho smesso con l'autolesionismo da lassativi, ho smesso di bere il latte scaduto, ho smesso di sentirmi male confondendolo con il sentendomi bene. Sto cercando di smetterla di considerare il male come un bene e il bene come un male. E pian piano tutte devono farcela, smetterla di alimentare la malattia. Smetterla di vomitare, smetterla di abbuffarsi, di digiunare, smetterla perchè nessuno merita questo.

Dietro un disturbo alimentare c'è sempre un motivo psicologico, a volte un rapporto strano con la madre, il modo di relazionarsi con il mondo, il proprio carattere e molte esperienze che in relazione tra loro formano i pilastri per un disturbo alimentare. Pilastri che si formano da bambine, da piccole…. In Italia l'età media per l'insorgenza di un disturbo alimentare si è abbassata ad 8 anni. E sono sempre di più le persone adulte che si lasciano andare. Dicono che in età adulta è più facile guarire perchè si è più pronti ad accettare una psicoterapia ma secondo me non è vero. Perchè in ogni disturbo c'è sempre la fase attiva, quella fase in cui il cibo comanda la tua vita, ti esalta, ti piace cambiare il tuo corpo con il tuo cervello. Il digiuno è misterioso, è una ricerca del vuoto, è una condizione mentale al pari della droga. Non puoi farne a meno. Molte persone dicono: "io mi metterei a mangiare…" no… non è semplice come si crede.. non si può uscire così.. di punto in bianco. Non basta un semplice recupero di uno stile alimentare corretto a far guarire dai disturbi alimentari.. bisogna scavare un pochino ed avere voglia di reagire. Ragazze.. io sono qui per ogni cosa, per ogni dubbio, per ogni domanda. Potete fare affidamento su di me per ogni cosa perchè insieme possiamo farcela e VOLERE E' POTERE. A presto! Baci..

Giorgia

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