Il 2 Novembre nella tradizione siciliana
Cucina e cultura nel giorno della commemorazione dei defunti in Sicilia. Una festa sempre viva che attraversa i secoli e avvicina le diverse generazioni
[…] le mamme vanno in punta di piedi a mettere dolci e giocattoli nelle piccole
scarpe dei loro bimbi, e questi sognano lunghe file di fantasmi bianchi carichi di regali
lucenti, e le ragazze provano sorridendo dinanzi allo specchio gli orecchini o lo spillone
che il fidanzato ha mandato in dono per i morti […]
G. Verga - La Festa dei morti - Vagabondaggio (1887)
La festività del 2 Novembre è, per la
Sicilia, l’importante e ancor sentita, festa de li Morti. La Festa
dei Morti fu istituita nel 998 da Odilo, abate di Cluny, a coadiuvo della ben più
antica festa di Ognissanti dell’1 Novembre, istituita dal Papa Gregorio II nel
853.
La festa di Ognissanti venne ripresa dai riti romani della Lemuria
del 9,11 e 13 maggio, giorni dedicati alla commemorazione dei defunti, e messa al posto
della precedente festa pagana dedicata alla Samhain (stagione invernale), festa molto importante per i
Celti, che si preparavano ai rigori invernali, celebrando l’ultima fase del raccolto,
e l’inizio del nuovo anno. Alcuni studiosi pensano che la Samhain venisse festeggiata
per 3 giorni - 31 ottobre, 1 e 2 novembre. Il 31 ottobre era l’ultimo giorno del
vecchio anno e il 1° novembre il primo giorno del nuovo anno: questa notte di
passaggio, secondo i Celti, consentiva alle anime di trapassare nel
mondo dei vivi.
Col passare del tempo, le anime, che venivano intese come spiriti
selvaggi e potenti, vennero identificate come spiriti diabolici, poiché la
Chiesa riteneva che ogni apparizione soprannaturale, come gli dei e tutte le figure delle
antiche religioni, erano rappresentazioni infernali; da qui, durante
le celebrazioni per Halloween (contrazione di "All Hallows Even" -
vigilia di tutti i santi), nacquero le raffigurazioni di scheletri,
mostri e streghe; queste ultime divennero un simbolo importante di questa
festività, poiché in epoche antiche venivano tacciate di stregoneria anche
coloro le quali curavano i malati mediante medicamenti di erboristeria, e dunque si
cominciò a pensare che esse fossero presenti durante questa notte di congiunzione
tra vivi e morti.
In Sicilia, si narra ai bambini che, la notte tra
l’1 e il 2 Novembre, i defunti si risveglino e vadano a rubare
dai commercianti dolci, giocattoli, vestiti, ecc., per poi regalarli ai piccoli parenti che
sono stati buoni durante l’anno. Invece, per coloro che
non sono stati tanto buoni, si suole nascondere le grattugie, perché i morti
verranno a grattugiare i loro piedi. I bambini alla mattina trovano tutti questi
doni vicino al letto.
È usanza credere che la notte tra l’1 e il 2 si possano vedere le anime camminare per le vie, in ordine di modo di
dipartita: per prima coloro che morirono di morte naturale, poi i giustiziati, poi i
disgraziati (cioè per disgrazia), poi i morti di subito
(cioè di morte repentina), e così via. I bambini, tutt’oggi e
specialmente a Palermo, sentono questa festività in modo particolare, poiché
ricevono ancora i regali (cosi di morti) e poi perché generalmente le
scuole sono chiuse.
Animi santi, animi santi,
io sugnu unu e vuiautri síti tanti:
mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai
cosi di morti mittitimìnni assai.
Si è soliti donare dolci antropomorfi come i pupi ri
zuccaru (bambole di zucchero), bambole che si ispiravano generalmente ai
paladini di Francia fatte interamente di zucchero e completamente dipinte a mano, le ossa ri mortu, dolci generalmente a forma di tibie umane, e
dolci di tradizione popolare come i frutti di martorana.
In Sicilia è usanza mangiare fave durante questi giorni
di festa. Si consumano le favi a cunigghiu (fave a coniglio),
dette in alcuni parti anche favi’n quasuni; esse sono cucinate secondo il rito
romano della Lemuria, in cui, a parte che mangiate, le fave nere, nel cui seme, secondo
leggenda, si trovavano le lacrime dei trapassati, venivano lanciate a terra dal padre di
famiglia per allontanare le anime dei defunti; De Gubernatis narra di questo rito funebre
in Storia Popolare.
L’uso delle fave si faceva anche a Palermo al XVIII sec., che però prediligeva
e predilige tuttora muffulette schiette omaritate,
pane morbido e tondo ripieno, e murtidda nivura e
bianca (mirto nero e bianco). In alcune parti della Sicilia, si è soliti
accompagnare le fave alle armuzzi, pane antropomorfo
raffigurante fino al tronco le anime del purgatorio con le mani incrociate sul petto.
L’usanza di cibarsi di pietanze a forma di uomo, o a parti di esso, risale
anch’essa ai tempi dei romani, che a loro volta, si cibavano delle maniae,
pani fatti a somiglianza del dio del bosco, come rito di propiziazione per la
divinità.
È di notevole importanza fare u cannistru (il
canestro), cioè un cesto abbastanza grande, pieno di scaccio (frutta
secca), dolci di martorana, biscotti di cioccolata e pane. Si usa in questo giorno
di commemorazione, a Palermo, recarsi al cimitero per fare visita ai parenti defunti e
andare a visitare le Catacombe dei Cappuccini, cimitero sotterraneo risalente al XVI
secolo.
Molte volte si dice che
l’americana festa di Halloween, stia prendendo il posto delle nostre italiane feste
di Ognissanti e dei Morti, ma io penso che comunque, per quanto Halloween sia
festeggiata ed apprezzata dalla popolazione giovane per il suo celeberrimo bussare alle
porte del vicinato per chiedere dolciumi (dolcetto o scherzetto?), sia impossibile sradicare dalla nostra cultura questi così particolari
riti che rispecchiano le nostre discendenze.
Adesso indico le ricette di alcuni piatti serviti in Sicilia, nella fattispecie, durante questo giorno di festa.
Muffulette maritate
La muffuletta è un tipo di pane particolare, e va mangiato di primo
mattino come colazione, il giorno del 2 novembre. Esiste anche la muffuletta
schietta, cioè senza ricotta.
Ingredienti:
1 muffuletta appena sfornata
3-4 acciughe sott’olio
80 gr di ricotta
olio sale e pepe q.b.
Condite la muffuletta con la ricotta, poi aggiungete le acciughe fatte a pezzettini,
olio, sale e pepe.
Favi a cunigghiu
Si mangiano con le mani, in modo che, con una leggera pressione del pollice e
dell’indice, possa fuoriuscire dalla buccia la fava vera e propria.
Ingredienti:
350 gr di fave secche con tutta la buccia
1 testa di aglio
sale, olio, pepe, origano q.b.
Tenete le fave in ammollo tutta una notte. Poi, bollitele a fuoco basso in acqua salata con
la testa di aglio intera, per circa 2 ore, e fin quando non vedrete che l’acqua, con
la cottura delle fave, si sia trasformata in una salsetta densa. A fine cottura, togliete
la testa di aglio e condite con olio, pepe e abbondante origano.
Frutta di martorana
Venne preparata per la prima volta dalle suore del convento annesso alla Chiesa della
Martorana di Palermo nel XII secolo. Attualmente è usanza, in Sicilia, regalare dei
cesti contenenti questi frutti deliziosi, che possono essere acquistati già
confezionati nei vari bar.
Lo stampo per la frutta, che oggi è coadiuvata ad altre forme, tipo triglie,
pani ca meusa (panini con la milza), verdura, ecc., è generalmente di gesso
smaltato e tutt’oggi venduto nei negozietti dietro la Cattedrale di Palermo, ma vanno
anche bene gli stampi di plastica, preventivamente cosparsi di amido per evitare che
l’impasto si attacchi.
Stampi per la martorana
Ingredienti:
500 gr di zucchero a velo
500 gr. di farina di mandorle (acquistabile anche nei supermercati)
2 cucchiai di acqua
1 cucchiaio di glucosio
1 fialetta di aroma di mandorle
Stampi a forma di frutta
Colori vegetali a scelta
Lucidante alimentare
Impastate il tutto con l’impastatrice o con il frullatore o anche con le mani, fin
quando il composto non diventa omogeneo e sodo. Mettete il composto nelle formine,
estraetelo e lasciate asciugare per un paio di giorni. Quando sarà asciutto, potete
colorarlo con i colori vegetali che avete scelto. Lasciate asciugare il colore per 1
giorno e spennellate i vostri fruttini con il lucidante alimentare.
Pupi ri zuccaro
Sono espressione della cultura francese e ripropongono i personaggi della Chanson de
Roland, come Orlando, Angelica, Rinaldo, ecc. Vengono chiamati anche pupi a
cena o pupaccena, per una leggenda che narra di un nobile arabo caduto in
miseria, che li offrì ai suoi ospiti per sopperire alla mancanza di cibo
prelibato.
Ingredienti:
Zucchero
Colori vegetali
Stampi
Fate sciogliere lo zucchero in un pentolino a fuoco basso, stando attente a non farlo
diventare di colore bruno. Versare lo zucchero nelle forme che avete scelto e fatelo
cristallizzare. Colorate con i colori vegetali.